Chiesa Madre
Dedicata a
San Giovanni Evangelista
Preceduta da un ampio e suggestivo sagrato, la Chiesa Madre costruita tra il 1734 e il 1759 è dedicata a S. Giovanni Evangelista. Presenta una facciata suddivisa in due ordini sormontati da loggiato a tre fornici. La facciata si caratterizza per l’alternanza fra la suggestività del ritmo barocco. In alto le nicchie ospitanti le statue di San Giovanni Evangelista e dei profeti Mosè ed Elia. In basso un portone centrale affiancato da due coppie di colonne tortili arricchite da motivi scultorei fitomorfi. L’interno è a tre navate delimitate da pilastri portanti che confluiscono in un ampio transetto, decorato da affreschi nella volta centrale da dipinti di Giuseppe Crestadoro, in particolare: “L’apocalisse di S. Giovanni” e “La deposizione“. Di grande valore artistico sono il pulpito scolpito in legno e l’organo a canne di Donato del Piano di Napoli. Notevole il “S. Michele Arcangelo” di Vito D’Anna, il fonte battesimale e l’acquasantiera scolpiti su marmo risalenti alla seconda metà del 1500 provengono dalla Sortino pre-terremoto.
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QUARESIMA – Quaranta giorni che precedono la Pasqua, iniziano dal Mercoledì delle Ceneri, festa purificatoria e penitenziale. Una volta erano contrassegnati da digiuni rituali per espiazione dei propri peccati, ma in parte si era costretti a fare per la scarsezza di cibo e soprattutto i contadini li facevano in segno espiatorio per favorire i germogli della natura.
Le ceneri secondo la tradizione, si devono ottenere dai rami d’olivo benedetti l’anno precedente la Domenica delle Palme. Il sacerdote le benedice in un vasetto sopra l’altare; e dopo avere pregato e posto l’incenso nel turibolo, le asperge tre volte, recitando l’antifona Asperges senza canto e senza Salmo, e le incensa tre volte. Quindi un sacerdote, avvicinatosi all’altare, impone le ceneri al celebrante in piedi, e, se non vi è nessun sacerdote, è lo stesso celebrante a imporsele dopo essersi inginocchiato. Infine, a capo scoperto, le impone a tutti i fedeli dicendo il latino, dove lo si usa ancora, la formula tradizionale: Memento, homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris; ovvero: “Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai”.